lunedì 11 agosto 2014

Il 2014 un anno da dimenticare per i produttori di miele

(ANSA) - TORINO, 11 AGO - Il clima di quest'anno ha comportato gravissimi danni agli apicoltori piemontesi. La rilevazione è di Coldiretti. Solo nel miele di acacia si calcolano perdite pari a 5 kg di miele per ogni alveare. Anche le fioriture primaverili e di inizio estate del "millefiori" non hanno fornito raccolti soddisfacenti. Antonio De Concilio, direttore di Coldiretti Piemonte, chiede di valutare "misure straordinarie di sostegno, di agevolazione al credito e di esenzione fiscale".

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Annata da dimenticare per l'apicoltura in Piemonte

| 11/08/2014L’inconsueto andamento climatico di quest’anno, con un brevissimo anticipo di bel tempo subito dopo la fine dell’inverno, seguito da un interminabile periodo di piogge e temperature pressoché costantemente al di sotto della media, ha determinato gravissimi danni agli apicoltori della nostra regione.
I danni maggiori derivano dalla perdita, in molti casi totale, del raccolto di miele di acacia dove, a fianco di produzioni pressoché nulle, si registrano valori dell’ordine dei 5 kg di miele per ogni alveare.
Anche le fioriture primaverili e di inizio estate del “millefiori” non hanno fornito raccolti soddisfacenti ed il castagno, pur se in netta ripresa dopo i successi conseguiti con la lotta biologica al cinipide, a causa delle piogge e temperature ha anch’esso deluso, salvo alcune situazioni, chi sperava di recuperare un po’ delle perdite subite.
Scarse anche le speranze di un recupero con la raccolta della melata a causa del perdurare del mal tempo.
A fare di quest’annata un’annata da dimenticare, a fianco della perdita dei raccolti di maggiore interesse, si pongono i crescenti problemi per le lotta alla varroa e le preoccupazioni per la possibile diffusione della Vespa velutina nella nostra regione.
“Si tratta di condizioni eccezionali, di cui quasi non si ha memoria, che rischiano di mettere in grandissima difficoltà numerose imprese del settore per le quali – dice Antonio De Concilio, direttore di Coldiretti Piemonte - chiediamo che in tutte le sedi competenti venga valutata la possibilità di attivare, con urgenza, misure straordinarie di sostegno, di agevolazione al credito e di esenzione fiscale”.
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Coldiretti: "Annata disastrosa per l'apicoltura in Piemonte"

Coldiretti: "Annata disastrosa per l'apicoltura in Piemonte"
L’inconsueto andamento climatico di quest’anno, con un brevissimo anticipo di bel tempo subito dopo la fine dell’inverno, seguito da un interminabile periodo di piogge e temperature pressoché costantemente al di sotto della media, ha determinato gravissimi danni agli apicoltori della nostra regione.
I danni maggiori derivano dalla perdita, in molti casi totale e poco meno, del raccolto di miele di acacia dove, a fianco di produzioni pressoché nulle, si registrano valori dell’ordine dei 5 kg di miele/alveare. Anche le fioriture primaverili e di inizio estate del “millefiori” non hanno fornito raccolti soddisfacenti ed il castagno, pur se in netta ripresa dopo i successi conseguiti con la lotta biologica al cinipide, a causa delle piogge e temperature ha anch’esso deluso, salvo alcune situazioni, chi sperava di recuperare un po’ delle perdite subite.
Scarse anche le speranze di un recupero con la raccolta della melata a causa del perdurare del mal tempo. A fare di quest’annata un’annata da dimenticare, a fianco della perdita dei raccolti di maggiore interesse, si pongono i crescenti problemi per le lotta alla varroa e le preoccupazioni per la possibile diffusione della Vespa velutina nella nostra regione.
“Si tratta di condizioni eccezionali, di cui quasi non si ha memoria, che rischiano di mettere in grandissima difficoltà numerose imprese del settore per le quali – dice Antonio De Concilio, direttore di Coldiretti Piemonte - chiediamo che in tutte le sedi competenti venga valutata la possibilità di attivare, con urgenza, misure straordinarie di sostegno, di agevolazione al credito e di esenzione fiscale”
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apicolturacambiamenti climatici, le basse temperature e le piogge intense che hanno flagellato il Paese, in primavera e in questo inizio di estate, hanno “affaticato” anche le api, tanto che il raccolto di miele italiano rischia di essere seriamente compromesso e disomogeneo per aree.
Nord e a Sud dello Stivale i dati più preoccupanti:l’apicoltura registra una pessima stagione produttiva con percentuali che sfiorano il -70%. Meglio nelle regioni centrali dove il calo della produzione dovrebbe attestarsi sul -40%. “Anche se abbiamo leggere speranze di recuperare, molto dipenderà dal tempo e dall’agognato avvento della bella stagione, che tarda ad arrivare  - spiega Hubert Ciacci, presidente della “Settimana del Miele” di Montalcino- risultano già penalizzati i raccolti di miele di acacia, di cui la Toscana è tra le pochissime regioni produttrici, di agrumi nelle aree del Sud e, molto negativa, anche la produzione dei millefiori estivi e di mieli provenienti dalle regioni del Nord Italia”. Il bilancio definitivo del raccolto 2014 si saprà alla “Settimana del Miele” (Montalcino, 12-14 settembre 2014), gli “Stati Generali” dell’apicoltura, ma, intanto, arrivano i numeri di questo settore che si appresta a registrare i minimi storici sul fronte della produzione.



Ma l’apicoltura è anche un settore economico dai numeri importanti, in cui cresce l’occupazione, soprattutto giovanile, perché la domanda di prodotti apistici cresce più dell’offerta e salgono, di conseguenza, le quotazioni del miele. Un settore “giovane” anche perché per avviare un’attività l’investimento è contenuto: bastano 50-70.000 euro per creare un allevamento professionale. Numeri che, nel complesso, fanno dell’apicoltura un settore che vale 70 milioni di euro, impiega 50.000 apicoltori e sfiora quota 1,1 milioni di alveari in tutto il Paese, per una produzione media di 200.000 quintali di miele l’anno. “L’Italia, infatti, si conferma – continua Ciacci – uno dei pochi Paesi in cui le api “stanno bene” anche se chiedono, per continuare a svolgere il servizio di impollinazione che offrono all’agricoltura, valutato 3,5 miliardi di euro, maggiore attenzione sull’utilizzo dei prodotti chimici e sulle azioni di contrasto ai cambiamenti climatici”.
Un’attenzione che anche il presidente degli Stati Uniti, Obama, ha mostrato di avere verso le api, tanto che ha firmato un documento ufficiale che sollecita un provvedimento del governo federale sulla questione che da qualche anno mette l’ape comune in una posizione di estrema responsabilità nei confronti del futuro dell’umanità. “Quando si parla di api non si parla solo di miele – commenta Ciacci – ma anche di agricoltura e della produzione di tutti quei prodotti che comunemente portiamo sulle nostre tavole, dalle mele alle mandorle, dalle pesche alle pere, dalle melanzane all’uva, dai cetrioli alle fragole, solo per citare alcune delle 71 colture su 100, che provvedono all’alimentazione umana, che vengono impollinate dalle api. Senza le api, agente fondamentale di queste colture, si prospetta uno scenario catastrofico”.
A Montalcino per la “Settimana del Miele” (12-14 settembre 2014) oltre a fare il punto sulle prospettive e gli scenari futuri che si aprono per gli insetti impollinatori, e per l’umanità, si potranno scoprire e degustare anche molte varietà di miele, dalle più note e utilizzate come acacia, millefiori, castagno e girasole, alle meno conosciute come il miele di spiaggia, di corbezzolo, di marruca, di melata di abete e tanti altri ancora.
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APICOLTURA IN CRISI, BILANCIO 2014 IN ROSSO E APIARI INFESTATI DAGLI ACARI PARASSITI

La Giunta regionale, su proposta del vicepresidente e assessore alle Risorse agricole e forestali Sergio Bolzonello, ha approvato il Programma triennale per l’Apicoltura 2014-2016. L’obiettivo del Programma, che verrà attuato dai Consorzi apistici provinciali, è quello di favorire lo sviluppo qualitativo e quantitativo del settore, ritenuto indispensabile per l’economia agricola regionale e per la salute dell’intero ecosistema.
Nel 2013 hanno operato in Friuli Venezia Giulia 1.328 apicoltori che hanno denunciato il possesso complessivo di 31.271 alveari (in aumento del 12 per cento rispetto al 2011) in circa 1.900 apiari. I dati raccolti dal Laboratorio Apistico Regionale (LAR) però danno conto di un bilancio 2014 tutt’altro che positivo, con una recrudescenza della varroasi, una delle più nefaste patologie che colpiscono le api, dovuta ad un aumento dei fenomeni di resistenza ai presidi sanitari autorizzati in uso per la lotta all’acaro.
“La situazione meteorologica di fine inverno, caratterizzata da condizioni particolarmente miti, ha favorito – si legge in un comunicato LAR di ieri – una ripresa precoce dell’allevamento di covata e conseguentemente della riproduzione della Varroa (acaro parassita). Così, nell’apiario sperimentale del LAR, e verosimilmente in molti altri apiari della regione, sono state registrate infestazioni superiori alla media. Ciò ha determinato una produzione di miele da parte delle colonie che è risultata significativamente inferiore alla norma”.
Il Programma stanzia un importo complessivo di 476.890 euro per fornire, attraverso gli esperti apistici, un servizio di assistenza tecnica specializzata agli apicoltori; per attuare un unico piano di profilassi e risanamento al fine di migliorare il livello sanitario delle colonie di api e per ostacolare i fenomeni di spopolamento delle famiglie di api; per razionalizzare la pratica della “transumanza”, ovvero lo spostamento degli alveari per inseguire le fioriture nel corso della stagione primaverile-estiva; per procedere all’affidamento di analisi di laboratorio sul miele a garanzia dei consumatori.