venerdì 31 maggio 2013

Il polline è contaminato? Le api lo sigillano, ma non basta.

Non solo questi animali sono sempre più in pericolo a causa dell’uomo, ma è sorprendente vedere come cerchino di adoperarsi per porre rimedio ai disatri umani.
Secondo alcuni scienziati le api sono arrivate a sigillare il polline quando troppo carico di elementi estranei e/o dannosi alla colonia come i pesticidi.
Fotografia: Journal of Pathology
In questa foto gli scienziati mostrano un favo di una colonia di api che presenta delle normali celle contenenti polline (contenuto colorato) e altre celle che presentano una sorta di coperchio, botola, tappo completamente sigillato
Le api stanno prendendo misure di emergenza per proteggere i loro alveari dai pesticidi, questo è un esempio straordinario di come questi piccoli esseri cerchino di proteggersi dall’uomo e dai suoi disastri.
Gli scienziati hanno trovato numerosi esempi di questo fenomeno: api che sigillano le celle dell’alveare piene di polline (contaminato) per metterlo fuori uso, e proteggere il resto dell’alveare dal loro contenuto. Il polline conservato in celle sigillate è stato esaminato ed al suo interno l’amara scoperta: livelli notevolmente più elevati di pesticidi e altre sostanze chimiche potenzialmente dannose rispetto al polline conservato in celle vicine, che viene utilizzato per nutrire crescenti giovani api e che viene utilizzato per la produzione della cera.
Le api incredibilmente riescono a percepire che qualcosa non va nel contenuto del polline e lo incapsulano (cit. Jeff Pettis, entomologo del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti. “Le api non sigillano normalmente il polline”).

Purtroppo tutti questi sforzi da parte delle api come ultima spiaggia per salvarsi “dall’ingegno umano” sembra non avere successo. La carica di pesticidi comunque presente in queste celle è talmente elevato che comunque prima o poi la colonia muore anche per una serie di concause.

Si tratta di un meccanismo di difesa che non è riuscito, meccanismo di difesa che le api hanno creato come ultima ed estrema possibilità per salvarsi (ed è un comportamento straordinario se pensiamo che le capacità di adattamento ed evolutive di un animale impiegano molto tempo per formarsi e perfezionarsi).

Le api negli ultimi anni anche a causa della globalizzazione devono vedersela con diversi problemi (clima sempre più diverso dovuto al surriscaldamento, varie malattie, pesticidi, inquinamento, elettromagnetismo, parassiti esotici, virosi, peste americana, peste europea, nosema…). Il più grave come sanno tutti gli esperti del settore è un temibile parassita, un acaro più piccolo di una normale pulce, la varroa destructor, che non sarebbe un vero problema per l’ape se non fosse che questo parassita trasmette nell’emolinfa delle api una quantità indefinita di virus; ecco perchè gli sciami selvatici sono pressoché spariti.

Gli apicoltori sono soli, inermi, praticamente in balia di loro stessi nella completa ignoranza dell’umanità che guarda solo all’oggi senza pensare al futuro.

Nei sommergibili, come si vede in alcuni film, si utilizzava un piccolo canarino in gabbietta per scoprire eventuali fughe radioattive. La morte del canarino era un campanello d’allarme grave che poteva permettere all’equipaggio di salvarsi, anche se era già troppo tardi.

Il campanello d’allarme del nostro mondo sono le api e molti insetti. Dove ci sono le api c’è vita, ma le api stanno morendo e forse non gliene frega niente a nessuno; in fondo è solo un antipatico insetto che punge e che serve a fare miele…?

Il declino delle popolazioni di api è diventato una preoccupazione crescente negli ultimi anni: sintomo da collasso dell’alveare “Colony Collapse Disorder”, il nome dato alla morte inspiegabile di colonie di api, sta colpendo gli alveari in tutto il mondo, prima nelle Americhe, ora ovunque.

Gli scienziati dicono che le ragioni sono molte: si va dai pesticidi agricoli a parassiti e malattie/virosi delle api, inquinamento e l’agricoltura intensiva, che riduce l’habitat delle api e si sostituisce alle fonti alimentari.

La globalizzazione può anche essere un fattore, essa diffonde malattie e problemi per le api in tutto il mondo (vedi ultimo caso delle vespa asiatica arrivata dalla Cina).

La perdita di impollinatori potrebbe avere effetti gravi per l’agricoltura, gli scienziati ci hanno messo in guardia da qualche anno; farfalle ne vediamo ancora in giro nei campi?

Il fenomeno del polline “tombato” è stato notato la prima volta in un documento scientifico del 2009, il problema è che da allora i casi si sono moltiplicati esponenzialmente e da allora gli scienziati hanno riscontrato tale comportamento più frequentemente, con gli stessi risultati, ovvero il collasso delle colonie in seguito a questo tentativo disperato.

A questo punto merita la presenza di una frase e di un pensiero di qualcuno che già molti anni fa percepiva il problema.

Oggi pare che il problema persista e l’ignoranza con esso.

“If the bee disappears from the surface of the earth, man would have no more than four years to live.” A. Einstein

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