domenica 10 marzo 2013

La conduzione dell'alveare è un bene o no per le api?


In questi giorni sto avviando il mio piccolo apiario. Da sempre affascinata dal mondo delle api e degli insetti in genere, finalmente l’anno scorso ho seguito un corso di apicoltura che mi ha dato la possibilità di approfondire questo mondo cosi “piccolo” e complesso allo stesso tempo.
Come in tutte le cose, anche per diventare dei bravi ed esperti apicoltori, bisogna  studiare. Beh! Così sto facendo prima di acquistare le mie apine. Da un po’ di giorni, però,  mi pervade un dubbio o più che altro mi sto ponendo un quesito se così si può dire etico, che, tra l’altro, mi assale ogni volta che ho a che fare col mondo animale. Mentre leggevo il manuale di apicoltura, ho pensato che l’apicoltore a sua discrezione, in base ai suoi bisogni (suoi, più che delle famiglie), e alla necessità di intensificare o no la produzione, elimina le celle reali, i fuchi, la covata e così via. Premetto che è da una vita che evito di mangiare carne e che cerco di limitare l’uso di derivati animali. Sono contro l’allevamento intensivo degli animali e il loro sfruttamento. Credo che debbano essere lasciati liberi di stare nella natura “come Dio comanda”. Allora mi sono chiesta:  ma fare tutto ciò al solo scopo di produrre miele e tutto ciò che questi meravigliosi insetti sono capaci di produrre è nocivo per questi esserini? Quali effetti hanno sulla famiglia e sul benessere delle api le operazioni che l’apicoltore compie? Poi ho cercato io stessa di trovare una spiegazione o una forse giustificazione: l’uomo si è sempre cibato di miele, un tempo,  almeno da quello che so, addirittura gli sciami venivano bruciati affinchè l’uomo potesse procurarsi il miele. Diciamo che, da quando è nata l’apicoltura razionale, forse, la vita delle api è migliorata, perché il super–organismo alveare, essendo allevato è, comunque, protetto e curato. Infatti di super–organismo si tratta. L’ape singolarmente non esisterebbe, essa  è un tutt’uno col suo alveare, quindi, l’uccisione di alcuni elementi è da considerarsi per il beneficio dell’intero super–organismo alveare..? Ma come diceva Jeremy Bentham (filosofo dell’800) “La domanda non è Possono ragionare?, né Possono parlare?, ma Possono soffrire?”.

2 commenti:

  1. Si, ma di api non se ne deve uccidere nemmeno una. Bisogna fare la massima attenzione e ci si riesce. Poi a volte capita ma di base nessuna vittima. Per quanto riguarda le celle reali tu non stai uccidendo un organismo già formato. Naturalmente essendo una specie di aborto il problema etico si pone in modo maggiore in rapporto all'età della cella reale. In ogni caso bisognerebbe capire se sia possibile avere interazioni affettive con le api (come con cani o gatti o uomini ad es)o con gli sciami. C'è gente che studia sistematicamente queste questioni ad es. http://en.wikipedia.org/wiki/Peter_Singer . Bisogna anche ricordare che la maggior parte degli sciami italiani senza l'intervento degli apicoltori sarebbe destinato a morire dopo la prima estate. Io credo ne sappiamo ancora troppo poco per poter proporre un codice di comportamento animalista per gli apicoltori. Cerco di tenere gli occhi aperti, di informarmi e soprattutto di capire qualcosa di più ogni giorno dei miei sciami.

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  2. Grazie per la rispota che ha colto in pieno le mie perplessità. Immaginavo che qualcun'altro si fosse posto le stesse mie domande, continuerò ad approfondire anche io.

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