sabato 19 gennaio 2013

MIELE SUI TETTI DI NEW YORK


Se le api scomparissero dalla faccia della Terra all’umanità non resterebbero più di quattro anni di vita”: la considerazione è attribuita nientemeno che a Einstein (il quale in effetti non l’ha mai detta, ma così almeno qualcuno si sofferma un po’ di più sull’argomento) e testimonia l’importanza che le api hanno nell’ecosistema di cui facciamo parte anche noi.
Ecologia a parte, il rapporto “produttivo” fra l’uomo e le api è antichissimo: le prime raffigurazioni di qualcosa di simile alle moderne arnie in legno risalgono all’antico Egitto, un paio di millenni prima di Cristo. In questi anni l’apicoltura fai-da-te è stata riscoperta da molti appassionati, un po’ per la crisi economica, un po’ come risposta alla forte (il 30 percento circa, in alcune zone) e mai chiarita flessione della popolazione di api in tutto il mondo. Ma se è facile immaginare arnie collocate in campagna, viene meno spontaneo pensare a una grande e moderna città che ospiti un movimento crescente di apicoltori. Accade invece nella “città” per definizione – New York – dove quello degli alveari sui tetti è diventato un fenomeno da seguire con attenzione.
Tutto parte nel 2010, quando l’amministrazione della Grande Mela ha eliminato il bando all’allevamento delle api da miele (la specie apis mellifera, quella meno o affatto aggressiva). Da allora si calcola che sui tetti newyorchesi siano state installate oltre quattrocento arnie, un numero orientativo che si estrapola in base alle arnie ufficialmente registrate (circa duecento). Il fenomeno si accompagna a una crescita dei club ufficiali di apicoltura, che si contano in una ventina, ed è culminato nel New York City Honey Festival dello scorso settembre 2012.
Non tutto è andato sempre bene, con qualche sciame imprevisto di troppo, e non sempre chi decide di installare delle arnie sul proprio tetto ha vicini consenzienti (ma per “addolcirli” pare spesso basti un po’ di miele autoprodotto, alla fine), ma nel complesso l’amministrazione di New York non si è pentita della sua decisione. I pochi incidenti registrati dalla liberalizzazione delle arnie sono giudicati colpa di apicoltori inesperti che non sanno mantenere in buono stato le loro colonie. E le api, se non si trovano bene, se ne vanno in cerca di posti migliori.
A portare negativamente indietro l’orologio ci ha pensato l’uragano Sandy, colpendo in generale tutta la città di New York e in particolare il Brooklyn Grange, ossia il più grande “orto pensile” non solo di New York ma di tutti gli Stati Uniti e probabilmente anche del mondo. Proprio il Brooklyn Grange ospitava la maggiore installazione cittadina di arnie – una ventina, grazie anche a un programma di crowdfunding via Kickstarter e aveva anche avviato un progetto per la selezione genetica di api particolarmente adatte all’ambiente cittadino di New York. Il progetto, come la quasi totalità delle attività di apicoltura, ora deve ripartire praticamente da zero, anche se la promessa del Brooklyn Grange è quella di essere do nuovo in pista per la stagione primaverile-estiva del 2013.
fonte: http://www.thekitchentimes.it/?p=4023

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